RACCONTARE LA MODA
A partire dagli anni ’50, l’editoria di moda italiana ha intrapreso un percorso evolutivo che l’ha portata a diventare uno degli strumenti principali per la diffusione dello stile e del gusto Made in Italy. Il fermento del boom economico, con il suo clima di rinnovata fiducia e innovazione, ha dato impulso alla creazione di numerose testate, capaci di catturare l’attenzione di un pubblico sempre più attento e sofisticato. Parallelamente, il crescente interesse per la cultura visiva ha fatto emergere un linguaggio editoriale fresco, originale e spesso innovativo, che ha saputo combinare l’eredità artigianale italiana con le esigenze e le tendenze della modernità. Queste nuove pubblicazioni non solo hanno documentato i cambiamenti del panorama moda, ma hanno anche contribuito in maniera decisiva a definirne l’identità, promuovendo un’estetica nuova che si è affermata sia a livello nazionale che internazionale. L’editoria di moda Italiana si è così trasformata in un vero e proprio laboratorio di idee, in cui il dialogo tra tradizione e innovazione ha dato vita a un percorso culturale ricco e articolato, capace di anticipare tendenze e stimolare riflessioni non solo sulla moda ma anche l’arte, il design e la società.
Negli anni ’50, l’editoria di moda in Italia ha vissuto una stagione di grande crescita, accompagnando l’ascesa del "Made in Italy" e la rinascita economica. Nel secondo dopoguerra i grandi editori popolari come Mondadori, Rizzoli e più tardi Rusconi pubblicarono tutti riviste di moda: Mondadori pubblicava Grazia (1938) evoluzione della rivista Sovrana nata nel 1927. Nel 1957 le affiancò Arianna che dal 1973 diventa l’edizione italiana di Cosmopolitan; per Rizzoli uscirono Annabella (1933 Lei - 1938 Annabella - Anna - A - 2013) e La Donna (1905 - 1968); Rusconi pubblicò Gioia e Rakam. Anche il Corriere della Sera nel 1962 decise di dar vita a un proprio settimanale di moda: nacque così Amica.
E’ doveroso dedicare una nota a parte ad alcune pubblicazioni diventate nel tempo punti cardine dell’editoria di moda italiana:
Bellezza “Mensile d’alta moda e della vita italiana” nata a Torino nel 1941 come organo ufficiale dell’Ente Nazionale Moda da un’idea di Giò Ponti, della giornalista Emila Rosselli e diretta per più di 20 anni da Elsa Robiola, fu pubblicata fino al 1970. Alla pubblicazione collaborarono tutti i grandi sarti del tempo nell’intento di farne un giornale paragonabile a Vogue e Harper’s Bazaar. Particolarmente curata era la grafica così come l’uso di carte diverse: disegni, schizzi e bozzetti di moda prevalevano sulla fotografia grazie anche alla collaborazione dei principali artisti del tempo. Le copertine erano spesso disegnate da artisti come Gio Ponti, De Pisis, Prampolini, Dudovich, Pallavicini e Brunetta, la cui collaborazione alla rivista fu lunga e molto preziosa. Si rivolgeva a un pubblico alto-borghese. Vi collaborarono, Leonor Fini, Riccardo Magni, René Gruau, Maria Pezzi e Irene Brin. Dagli anni ’50, cominciano ad apparire le fotografie di Patellani e Cesano. Per poter mantenere il proprio ruolo di rappresentante ufficiale della moda italiana Bellezza dedicava un particolare spazio alla boutique e al prêt-à-porter, agli accessori, ai gioielli e ai tessuti. Festeggiò il suo ventesimo anniversario nel 1961, per poi chiudere qualche anno dopo.
Del 1950 è anche la prima pubblicazione della rivista Novità fondata da Emila Rosselli che ne rimane direttrice fino al 1958. Con una piccola redazione agile e giovanissima, la rivista ebbe in breve tempo una rapida diffusione. Divenne un punto di riferimento per un vasto pubblico femminile di target medio alto. L’intuizione di Emilia Rosselli, donna di grande apertura verso il nuovo e dai molteplici interessi, fu quella di dare vita a un progetto editoriale di largo respiro in un’epoca in cui le donne stavano ridefinendo i propri ruoli e aspirazioni. Novità, rivista italiana per eccellenza, si apriva infatti alla moda, all’arredamento, all’arte, all’antiquariato, ai problemi sociali, alla letteratura, alla cucina, al giardinaggio, registrando con leggerezza quegli interessi culturali, che si erano risvegliati dopo gli sconvolgimenti della guerra, e la nuova necessità di una eleganza nel vestire e nell’abitare. È stata in quegli anni una specie di prototipo, dal quale presero ispirazione moltissime altre pubblicazioni sorrette da più forti organizzazioni editoriali. Alla morte di Emilia Rosselli, la direzione passò a Lidia Tabacchi, suo valido e fedele alter ego per molti anni. Novità fu quindi acquistata nel ’62 dalle edizioni Condé Nast, grazie anche al prestigio che Emilia Rosselli godeva nel mondo dell’editoria internazionale. Nel ’65 la testata, dopo un graduale passaggio a una formula di impronta più internazionale, prese il nome di Vogue Italia. Queste riviste divennero punti di riferimento per l’eleganza femminile, raccontando le nuove tendenze con un linguaggio sofisticato e visivamente raffinato. Da segnalare tra le pubblicazioni di quegli anni La Moda (Torino 1959 - 1967) diretta da Anna Vanner
Negli anni ’60 e ’70, il panorama editoriale italiano si è arricchito con pubblicazioni che hanno saputo documentare e al contempo anticipare il cambiamento del costume e all’affermazione di alcune testate già presenti da alcuni anni: Linea Italiana (1965 - 1985) diretta da Anna Vanner, è considerata come una delle più belle riviste d’alta moda non solo italiana. Nel 1962 nasce il settimanale Amica, ideato da alcuni giornalisti de “Il Corriere della Sera”, la prima copertina venne dedicata a Sophia Loren. Si tratta di un giornale che si è fatto strada parlando di femminismo ed emancipazione. Vogue Italia (1965) inizialmente diretta da Franco Sartori, ha un vero boom negli anni ’70 con l’avvento alla sua direzione dell’iconica direttrice Franca Sozzani che rivoluzionerà non solo il magazine ma l’immagine della moda italiana in tutto il mondo.
In quegli anni le riviste di moda inoltre, contribuirono in maniera determinante all’affermazione di un’altra figura centrale nel sistema moda: quella del fotografo specializzato. Oltre al rapporto di Ugo Mulas (1928 - 1973) con Novità, si pensi al lavoro di Alfa Castaldi (1926-1995) per Annabella prima e per Vogue Italia poi, oppure a quello di Antonio Cesano per Bellezza, in cui nel 1967 pubblicò un celebre servizio intitolato “I grandi sarti milanesi nei loro atelier” che ritraeva Biki, Mila Schön e Jole Veneziani tra gli altri. Fra i fotografi attivi sopratutto a Milano in quegli anni vanno ricordati anche Gianni Della Valle, a lui e Anna Vanner in qualità di art director, nel 1965 l’Ente Italiano Moda affidò il proprio “servizio fotografico permanente”. Ma fu soprattutto Vogue Italia fra gli anni Sessanta e Settanta a divenire la palestra per tutta una generazione di giovani fotografi allora poco più che ventenni tra i quali Vanni Burkhart, Oliviero Toscani (entrambi nati nel 1942), Renato Grinaschi e Aldo Fallai (nati nel 1943), i quali sarebbero poi stati fra i protagonisti del made in Italy negli anni a venire (si pensi al rapporto fra Toscani e Benetton o a quello tra Fallai e Giorgio Armani).
A cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 si affermano anche riviste di moda dedicate all’uomo, dirette discendenti delle prime testate di moda maschili come Marcopolo e Monsieur, che contribuirono a diffondere un'idea di eleganza maschile basata su sartorialità e raffinatezza. Anche periodici come Il Tempo della Moda e Linea Italiana ebbero un ruolo cruciale nel valorizzare il talento dei designer italiani e nel promuovere lo stile nazionale oltre i confini. Nel 1967 nasce L’Uomo Vogue creata da Flavio Lucchini inizialmente come allegato a Vogue Italia È il primo magazine di moda maschile di Condé Nast ed è stato l'unico fino alla fondazione negli Stati Uniti di Men's Vogue nel settembre 2005. L'Uomo Vogue è stato il primo periodico ad interessarsi di moda maschile sostenendo il concetto di prêt-à-porter in un periodo un cui la moda maschile era ancora legata al classico. Il successo è arrivato poi a partire dagli anni 1980 aprendo la strada alle altre edizioni estere che ne sono seguite. Molti fotografi di spicco come Herb Ritts, Oliviero Toscani, Helmut Newton, Steven Meisel, Horst P Horst, Mario Testino, Bruce Weber e Steven Klein hanno lavorato per L'Uomo Vogue.
Gli anni ’80 hanno segnato una fase di sperimentazione e contaminazione tra discipline diverse. In questo decennio sono nate testate come Donna, Mondo Uomo e King, che hanno saputo fondere fotografia, arte e cultura pop, proponendo una nuova visione della moda. Le pagine di Mondo Uomo hanno inaugurato una narrazione visiva che ha ridefinito l’immagine dell’uomo moderno, mentre King con la sua versione femminile Moda Italia, si è distinto per il suo approccio audace e provocatorio, anticipando tendenze che avrebbero poi investito il panorama globale.
Una nota a parte merita Vanity (1982 - 1989) un sofisticato e interessante esperimento di ricerca, che nella sua breve vita editoriale si è imposta come punto di riferimento per una moda alternativa e visionaria. Sotto la direzione creativa di Anna Piaggi, figura iconica per il suo approccio eccentrico e innovativo, Vanity è divenuta un laboratorio di idee fortemente creativo, capace di mescolare ironia, eccentricità e una sensibilità artistica fuori dagli schemi. Un elemento distintivo del magazine fu la collaborazione con importanti illustratori di moda, tra cui spicca Antonio Lopez, il cui stile dinamico e sofisticato ha contribuito a ridefinire il linguaggio visivo della moda. La sinergia tra il taglio editoriale di Piaggi e la forza espressiva delle illustrazioni ha reso Vanity non solo una pubblicazione di riferimento, ma anche un punto di svolta nell’estetica della moda.
Negli anni ’90 e 2000 il settore ha conosciuto una nuova ondata di rinnovamento con l’arrivo di riviste spesso uscite come allegati ai quotidiani come D la repubblica delle donne (1996), il suo alter ego maschile Dlui (2014), Velvet (2006 - 2012) e Flair (2003 - 2015). Queste pubblicazioni hanno posto l’accento su un’estetica raffinata e su una narrazione approfondita del sistema moda, integrando interviste, reportage e inchieste che mettevano in luce non solo il lato glamour, ma anche le dinamiche socio-culturali alla base dell’industria. La direzione di Franca Sozzani in Vogue Italia, iniziata nel tardo ’80 e proseguita per decenni, ha rappresentato anche in questi anni un punto di svolta nel modo di raccontare la moda e di Vogue stessa, rinnovando il suo linguaggio visivo sofisticato in una sensibilità editoriale che ha saputo reinterpretare il concetto di moda come forma d’arte e cultura. Come ad esempio l’edizione speciale di Vogue Italia intitolata “Black Issue” (2008) nel quale la Sozzani pubblicò un numero speciale con interviste, fotografie e servizi con sole modelle black, per cercare di sensibilizzare il pubblico al tema, attualissimo anche oggi, della rappresentazione di più ideali di bellezza.
Accanto alle grandi testate mainstream, un vivace movimento di riviste indipendenti offre, uno spazio di sperimentazione e contaminazione culturale. Pubblicazioni come Zoom (1980) hanno approfondito il racconto della fotografia di moda con un taglio artistico, mettendo in luce l’intersezione tra immagine e narrazione, Westuff (1984 - 1987) nasce a Firenze dall'incontro di Bruno Casini, Stefano Tonchi e Maria Luisa Frisa, ha rappresentato un esempio di editoria sperimentale che ha saputo fondere moda, musica e cultura giovanile, creando un dialogo dinamico e fuori dagli schemi. Piu di recente Dune, rivista semestrale nata all’interno dell’Università Iuav di Venezia, pubblicata in inglese e in italiano, le cui tematiche ruotano intorno alla cultura della moda. Si sviluppa per numeri monotematici che raccontano le trasformazioni culturali, politiche e sessuali che stanno determinando i cambiamenti del nostro tempo. Testate come Pig, Alla Carta, Lampoon e una molteplicità di piccole pubblicazioni, spesso artigianali e monografiche hanno ereditato e rielaborato questa tradizione di innovazione, proponendo formati editoriali non convenzionali e un linguaggio che si confronta in maniera critica con le trasformazioni digitali e sociali del nostro tempo.